Partiamo da una definizione
Quando si parla di problem-solving, ci si addentra in un territorio complesso e sfumato, dove le risposte ovvie non sono sufficienti. Ma cosa significa realmente problem-solving? Partiamo offrendone una definizione:
Il problem-solving è un processo decisionale da impiegare quando la complessità e l’incertezza escludono risposte ovvie e quando le conseguenze in gioco giustificano l’impegno necessario per ottenere una soluzione adeguata.1
Non tutti i problemi sono uguali. Se ci troviamo di fronte a uno pneumatico sgonfio o alla batteria scarica di uno smartphone, la soluzione è semplice e immediata e dunque non ci perdiamo in tecniche di problem-solving.
In altri casi, pur senza una soluzione immediata, il problema presenta una bassa complessità o incertezza, come molte delle difficoltà che incontriamo nell’uso quotidiano del personal computer. In tali situazioni, tendiamo a risolvere ricorrendo a strategie semplici basate sull’esperienza, sull’analogia con problemi già affrontati in precedenza o attraverso tentativi ed errori, come ad esempio riavviare il dispositivo.
Se invece complessità e incertezza sono più consistenti, e la posta in gioco è alta, occorre intervenire con strategie più complesse. È in questi contesti che il vero problem-solving diventa necessario.
Perché parliamo di una risorsa scarsa
Accademici e professionisti hanno cercato di semplificare il processo di problem-solving, ma la realtà è che nessuno è ancora riuscito a dominare completamente la complessità dei problemi che affrontiamo quotidianamente, né a comprendere pienamente i meccanismi cognitivi che utilizziamo per risolverli.
Ancora non esiste una ricetta semplice per la soluzione di problemi complessi. Le tecniche di problem-solving attuali, per quanto utili, si limitano ad offrire linee guida per un approccio consapevole e sistematico, aiutandoci anche a superare i nostri limiti intellettuali, quelli che in ambito accademico si chiamano bias cognitivi.
La capacità di problem-solving si pone tra quelle soft-skill che vanno sotto il nome di pensiero analitico e pensiero creativo, che il World Economic Forum, nel suo Future of Jobs Report 2023 pone in cima alle competenze più richieste. Infatti, in mancanza di soluzioni alla portata di tutti, la capacità di problem-solving è una risorsa scarsa. Le istituzioni, le scuole e le aziende farebbero bene a investire di più in questa competenza fondamentale.
Problem-solving e operations
Nel mondo operations, alla frenetica ricerca di livelli produttivi e qualitativi sempre più alti, le sfide sono inevitabili, dai guasti imprevisti dei macchinari, alle interruzioni della supply chain, alle non conformità improvvise e che non si erano viste fino a quel momento. La rapida, e possibilmente definitiva, soluzione dei problemi che si presentano quotidianamente è la chiave per superare questi ostacoli, mantenere le operazioni fluide e onorare gli impegni con i clienti.
Il problem-solving è una competenza che consente ai team di identificare rapidamente le cause alla radice, implementare soluzioni sostenibili e prevenire guai ricorrenti. Quello che serve è una cultura di risoluzione proattiva dei problemi. In un clima economico estremamente competitivo, il problem-solving è una competenza non solo preziosa, ma anche essenziale per la sostenibilità aziendale a lungo termine.
Problem-solving e miglioramento continuo
Migliorare vuole dire risolvere il gap tra le prestazioni obiettivo e quelle attuali e quindi il problem-solving è anche una competenza che va di pari passo con il miglioramento continuo nel guidare il successo in qualsiasi organizzazione. Una risoluzione efficace dei problemi identifica le cause profonde e implementa soluzioni che ne impediscono la ricorrenza. Questa competenza alimenta naturalmente il miglioramento continuo, in cui ogni problema risolto diventa un’opportunità per perfezionare i processi, migliorare l’efficienza e migliorare le prestazioni complessive. Applicando costantemente e capillarmente tecniche di problem-solving, le organizzazioni promuovono una cultura di miglioramento continuo, che porta a crescita sostenuta, innovazione e vantaggio competitivo.
Tecniche di problem-solving più impiegate in ambito operations
Le tecniche di problem-solving proposte finora sono numerosissime e sono state sviluppate per i contesti più diversi, tra cui ingegneria, business, medicina, matematica, informatica, filosofia e organizzazione sociale. Focalizzandoci sull’ambito operations, che è il core di yourCOO, le metodologie più note sono certamente PDCA, A3 Problem-Solving e 8D Problem-Solving.
Tra queste tecniche rientra a pieno diritto il processo DMAIC, che sta al cuore della filosofia Six Sigma, e per il quale rimando all’ottimo articolo del collega Alessandro Inzoli
Per quanto detto precedentemente non è una sorpresa se tra le tecniche citate alcune sono note anche come tecniche di miglioramento continuo.
In articoli successivi intendo approfondire quei bias cognitivi ai quali le aziende devono prestare più attenzione e le tecniche di problem-solving che ho indicato come le più utili in ambito operations.
yourCOO e il problem-solving
Concludo ricordando che i professionisti di yourCOO, grazie alla loro solida esperienza in campo operations, possono supportare la tua azienda nel migliorare le competenze di problem-solving dei dipendenti. Offriamo sia corsi di formazione tradizionali, sia supporto personalizzato come mentor al fianco del tuo team.
Bibliografia
1 Conn, Charles; McLean, Robert. Bulletproof Problem Solving: The One Skill That Changes Everything (p. xiii). Wiley. Kindle Edition.